Racconto liberamente tratto da un dipinto di Edgar-Degas “Ballerina-che-fa-il-salto”.
Ricordo l’autunno. Ricordo che il secondo giorno le foglie cominciarono a cadere. Ricordo che dalla mia finestra vidi il mare baciare l’orizzonte e udii le onde sussurrare parole ammalianti. Ricordo il secondo giorno come fosse il primo sopra ogni altro.
Ricordo di esser sceso lungo la spiaggia e di aver osservato le orme scolpite al mio passaggio. Ricordo di aver camminato in direzione dell’arco di roccia che apriva un palcoscenico ai flutti.
Ricordo di esser stato privato del mio respiro quando la vidi. Ricordo le acque scandire ogni suo movimento e la sabbia, assuefatta in lei, non lasciare alcuna memoria delle sue impronte. Ricordo la luce del sole cercare il suo corpo e le onde desiderare di brandirla. Ricordo l’arco geloso, nonostante preda di forze più maestose, tentare con tenacia di trattenerla.
Ricordo dopo qualche minuto, di aver ripreso a respirare. Rammento i miei occhi sconvolti dall’assenza d’aria cercare disperatamente la sua figura. Ricordo che un secondo dopo lei si dissolse. Ricordo che tutto tacque, il vento, il suono delle onde, la lucentezza del sole.
Ricordo che per molti giorni il mare, la brezza, la luce zittirono i loro consoni discorsi. Ricordo che tempo dopo quando ripresero a comunicare fra loro avevano perso grazia e dolcezza .
Ricordo che in quel mentre capì che il corteggiamento era finito, il mare, il vento, la sabbia non avevano più nessuno da sedurre.