"Fuori dalla notte è arrivato il giorno. Fuori dalla notte la nostra piccola terra. Le nostre parole si disperdono. Le nostre parole viaggiano per trovare coloro che ascolteranno." (Enya, Less Than a Pearl))

domenica 15 maggio 2011

PRESENTAZIONE

Ciao a tutti, ieri ad un certo punto della giornata mi è venuta un’illuminazione seguita da una pacca sulla fronte e da un “ma perché non ci ho pensato prima?”, vabbè questo blog è solo un neonato e quindi la mia idea non è neanche così tardiva, ma veniamo al dunque…
Magari vi siete chiesti se inchiostrotralemani ha uno scopo (oltre a quello di condividere le nostre piccole “creazioni” con l’affollato etere d’internet). Ebbene si, ed è quello di promuovere direttamente o indirettamente la lettura. Così, l’illuminazione di ieri è stata quella di mettere una nuova etichetta dedicata, in maniera esplicita ed inequivocabile, alla “promozione alla lettura”.
Cosa ci troverete? Ebbene, mi auspico (col tempo) di riuscire a farvi trovare tutto quel che riguarda il diffondersi della lettura in Italia e Oltre: iniziative, progetti, eventi, associazioni, manifestazioni ecc… Nonché di darvi gli strumenti per essere parte attiva in questa divulgazione della lettura.
Prevedo che collezionare “tutte” le notizie sarà operazione ardua e laboriosa, quindi fatemi gli auguri gente! Né avrò bisooognooo ;)
Aura

venerdì 6 maggio 2011

La Ragazza dai Piedi di Vetro (di Ali Shaw)

Questo libro l’ho preso in prestito dalla biblioteca di Chiari. Ricordo perfettamente la sensazione magnetica che me lo fece adocchiare per sbaglio mentre stavo uscendo e che mi costrinse a portarmelo a casa. Per qualche strana ragione mi ha colpito tanto che, dopo mesi, saprei ancora indicare l’esatta posizione in cui si trovava.

Midas Crook riesce a vedere il mondo solo attraverso il suo obbiettivo e solo in bianco e nero. Midas vive solo del riflesso delle immagini e solo la luce può increspare appena il suo animo calmo. Sarà finalmente grazie a Ida, alla sua Trasparenza che parte da dentro e si materializza nel corpo, che riuscirà ad aprire gli occhi ai colori del mondo ed il cuore all’amore, al ricordo, alla rabbia, a tutti i sentimenti di una vita passata e presente… In questo libro il presente risacca contro la memoria come le onde contro l’arcipelago di St. Hauda’s Land, un posto freddo d’una bellezza malinconica, grigio ma affascinante, il luogo perfetto dove ambientare questa storia.
  “La ragazza dai piedi di vetro” è stata una lettura strana, meditativa ed a tratti angosciante. E’ il libro d’esordio di uno scrittore in erba e si vede… Non che sia una cosa negativa, in una società dov’è tutto costruito e ritoccato è bello poter cogliere il primo passo di un autore anche quando si lascia dietro un’impronta di perplessità. Comunque, nonostante qualche inciampo descrittivo (c’è il maniacale uso dell’aggettivo “monocromatico/a” ed il ritorno ossessivo, per quanto tematico, delle descrizioni in bianco e nero), ci sono contenuti decisamente originali e di straordinario impatto. Se dovessi paragonare questo libro ad una pietanza od un vino direi che ha una decisa fragranza di novità, un vago sapore di perplessità ed un persistente retrogusto d’ antica favola. E’ inoltre una storia di contrasti, bianco e nero, ombra e luce, presente e passato, fiaba e novità… dunque non deve sorprendere se anche il lettore sarà portato ad oscillare tra un parere ed un altro, né che questa recensione oscilli tra pregi e difetti.
  Consiglio questo libro, debutto di Ali Shaw, ai nostalgici delle vecchie storie, a chi vuole leggere qualcosa un po’ fuori dalle righe, agli appassionati di fotografia e a chi come me si strugge per le descrizioni di grigie cittadine nordiche, autunni ventosi, copiose nevicate, coste frastagliate e cottage nei boschi.
Nodoso ma promettente è un libro che metterà più volte in discussione la vostra opinione.
Aura Longo

giovedì 5 maggio 2011

Quadri e racconti-Lo Sbocciare dell'Anima

Tratto da un quadro di Mara Zavagno 1998, madre di Aura, sembra che siamo figli di artisti, non ha titolo ma darò alla storia il nome che avrei dato al quadro(non che sarei stato capace a disegnarlo).

Esiste un posto nel quale Davide non amava guardare. Quando dentro di sé nasceva un’emozione lasciava che le foglie la ricoprissero dando al tempo l’arduo compito di nasconderla al suo cuore.
Così, un giorno nel quale la leggera pioggia lasciava spazio a guizzi di sereno non rimase incantato,  come i suoi amici, davanti al meraviglioso spettacolo al quale assisteva. Impassibile finse stupore e come ormai era  di consuetudine recitò la parte che tante volte aveva simulato, quella del camaleonte. Un arcobaleno per lui era solo un arco che lo studio gli aveva insegnato a comprendere, quindi senza alcun abbozzo d’interesse. Davide amava studiare, carpire i segreti del mondo che tutt’intorno si mostrava ricco di sorprese, ma che in realtà non era che una forma straordinariamente complessa di regole alle quali era possibile dare una spiegazione: come amare, come stupirsi, come gioire o singhiozzare di qualcosa che esiste grazie ad un fenomeno chiaro e tangibile. Seduto nella ricchissima biblioteca che condivideva con suo padre rifletteva sull’inutilità dei sentimenti, sulla fragilità delle persone che lasciano al caso il potere di decidere della propria vita.
Ogni tanto Quegl’Occhi entravano a farsi spazio tra la sua armatura, ma ormai l’autunno si era fatto fitto nella sua anima ed i fiori appassivano in fretta. Il ragazzo guardò l’orologio era tempo di andare a scuola. Si era di nuovo addormentato in biblioteca, questa volta con un libro di Schopenauer in mano, l’ultima era Hegel… Non aveva tempo di fare colazione il pulmino sarebbe arrivato da lì a poco. Facendo le scale di fretta cadde, rotolò per una rampa colpendo la testa  prima contro il corrimano, poi la schiena contro il pianerottolo che lo divideva da altri due piani di gradini. Davide aprì gl’occhi, non aveva dolore, anzi non si era mai sentito così bene in vita sua. Il luogo nel quale era sdraiato al tatto dava l’idea di essere soffice, ma nel rialzarsi si accorse che sotto era solido e si sentì abbastanza sicuro da rimettersi in piedi. Il terreno su cui camminava era una distesa di foglie blu e lo scricchiolio dei suoi passi creava un rumore che gli faceva venire la pelle d’oca, come il gesso su una lavagna. Ogni tanto grandi folate di vento alzavano in aria il fogliame creando vortici di forme strane, e sotto il manto blu si affacciava sporadicamente il bianco delle nuvole che presto veniva nuovamente ricoperto. Davide non comprendendo bene dove si trovasse mise un passo dietro l’altro e continuò tra scricchiolii e ventate a camminare cercando di dare un  senso a tutto quello che lo circondava. Una nuova folata lo spinse indietro facendolo cadere e, le foglie cominciarono a roteare creando questa volta una forma tangibile. Strofinandosi gli occhi il ragazzo guardò la forma che materializzandosi davanti a lui, sgretolò i contorni della sua apatia. Davanti a lui sua madre, con la linfa tra il fogliame degl’occhi, si avvicinò e inginocchiandosi al suo fianco  gli prese la testa fra le mani tirandolo a sé. Davide si abbandonò alla creatura , le braccia quasi di vita propria si strinsero intorno a lei, chiudendo gli occhi pianse come non aveva più fatto da tanto tempo. Rialzò lo sguardo… era sparita. Intorno a lui le foglie avevano lasciato il posto a nuvole di panna, candide e soffici. Davanti a sé dove prima c’era la persona che più aveva amato, era sbocciato un fiore. Il ragazzo lo portò alle narici per assaporarne il meraviglioso profumo, poi con naturalezza lo portò alla bocca e deglutii, gustando tutta la dolcezza del fiore si accarezzò il petto e si rese conto che qualcosa dentro di sé era cambiato. Cadde a terra svenuto per il tornado di emozioni accumulate, sovrapposte, sotterrate negl’anni, che tutto ad un tratto erano emerse dal limbo. Si svegliò tra coperte bianche e muri azzurri, a fianco a sé suo padre addormentato ai piedi del letto. Un’infermiera entrando gli sorrise: “Ti sei svegliato giovanotto, tuo padre è stato in piedi tutta notte credo che abbia smobilitato tutti gli angeli del cielo per soccorrerti, adesso vi lascio soli”, poi uscì. L’uomo si scosse, vedendo Davide sveglio lo cinse a sé trasmettendo un calore che entrambi avevano dimenticato di avere. Quel giorno entrambi riebbero la loro anima. Il ragazzo, riavutosi dall’incidente, prima di uscire dall’ospedale cercò quell’infermiera che l’aveva accolto al suo risveglio ma non la rivide più. Forse non sapeva che era tornata a quelle nuvole tra le quali viveva.

Michele Rosa

mercoledì 4 maggio 2011

Quadri e racconti-La Luce nel Cuore

Tratto da un quadro di mia madre, dipinto nel 2006, non ha un nome, rimane solo un’immagine, un ricordo vivido negl’anni.
LA LUCE NEL CUORE
Giusy,era una splendida ballerina, viveva in una famiglia molto povera. La madre spesso si fermava a guardarla quando da bambina la piccola si avvicinava alla finestra, chiudeva gli occhi e aspettava il sorgere del sole. I raggi a poco a poco illuminavano il suo volto asciugando il sudore accumulato durante la notte e lasciando spazio a fiumi di risa. Era come se sua figlia avesse trovato un angolo di paradiso, tra le pieghe della tristezza. Prima di andare a scuola la ragazza aspettava che la luce accogliesse il suo sguardo. Autunno ed inverno erano i mesi che più odiava perché la mattina non poteva affacciarsi alla finestra e trovare il calore dei suoi amati raggi, sentire le loro carezze e attraverso quella coperta abbandonarsi a quella felicità che tanto desiderava. La scuola era dura perché le aule erano in ombra e spesso il suo volto correva verso quelle finestre polverose aspettandosi uno spiraglio di luce. Vista la sua disattenzione, le maestre spesso la punivano. Le bacchettate sulle mani  erano all’ordine del giorno. “Sua figlia è sempre con la testa tra le nuvole, ha dei voti alti ma non tollero che non presti attenzione quando spiego!!!” La madre  ascoltava spesso questo genere di lamentele da parte delle maestre chiedendosi come Giusy potesse mantenere una media così alta nonostante non l’avesse mai vista studiare. Conosceva sua figlia e l’amore che nutriva verso le belle giornate, ma non avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe successo quel 27 aprile del 2006. La bambina, ormai ragazza, svegliatasi presto per godersi i primi raggi del sole, vestita solo di un leggera vestaglia, si era diretta verso quella piccola stanza arricchita da una sedia, regalatagli dalla zio qualche anno prima. Mise il piede sinistro sulla seggiola sostenendosi con il destro, rivolse i suoi occhi verso quella finestra che tanto appagamento le aveva dato e, in quell’istante, la luce colpì la sua figura così forte da fargli abbassare il viso, la sua logora vestaglia si illuminò trasformandosi in un meraviglioso tutù azzurro come il cielo, tanto amato dal sole.
I piedi nudi, si vestirono di splendide scarpette che andarono ad annodarsi fin sopra le caviglie. Le sbarre alla finestra vennero sciolte dalla luce, che sollevò la raggiante fanciulla verso sé. Con un’elegante glissade attraversò lo stretto passaggio e, danzò sulle punte tra i raggi dell’alba, che creavano un passaggio tra le piante in fiore verso il luogo dove nasce il sole. La madre quella mattina, al posto della sedia dove sua figlia soleva appoggiarsi, trovò un enorme glicine che abbracciava tutta la stanza. I fiori splendevano alla luce del giorno, ai suoi piedi una vestaglia logora. Sono passati tanti anni da quel giorno ma ancora c’è un angolo del mondo nel quale la luce non muore mai.
Racconto di Michele Rosa

COME AFFRONTARE AL MEGLIO LA SCELTA DELLA CONVIVENZA

Siete una coppia, passate ogni momento disponibile assieme ma il tempo per voi non e mai abbastanza? La vostra relazione è maturata, il vostro legame è sempre più stretto e sentite che è il momento di muovere un passo in più su quella strada che va unendo due persone sempre più saldamente… Allora starete probabilmente pensando ad una convivenza.
Quella di andare a vivere assieme è una della scelte più importanti della vita, nonché la migliore e più significativa decisione che può fare la coppia che vuole darsi un futuro. Proprio per il grande valore che porta non è da prendere sottogamba, è pur vero che provar non nuoce ma alla base ci deve essere una salda presa di coscienza. Per quante gioie la convivenza porti bisogna accettare anche l’idea che prima o poi ci saranno (per un motivo o per l’altro) momenti difficili e bisogna essere pronti a farsene carico. Non mancate di considerare ogni più piccolo dettaglio dalle possibilità economiche, al tempo che dovrete dedicare alla casa, dalla zona ideale all’animale domestico non trascurate nulla, dopotutto parlarne e pianificare è la parte più bella.
Sarà una banalità eppure non è così scontato: la scelta della convivenza va presa in due. Entrambe le parti devono esserne convinte senza che una prevarichi esasperando l’altra fino ad una passiva accondiscendenza (se la persona che amate non vuole vivere con voi iniziate a chiedervi che futuro potete avere con la persona in questione e non insistete, un conto è dare una spintarella un altro è mettersi a fare un tiro alla fune). Non si dimentichi che nel prendere tale decisione si assume una responsabilità l’uno nei confronti dell’altro/a, se date delle illusioni poi non potete deluderle. La cosa migliore è essere sempre ed incondizionatamente sinceri sia con voi stessi che con la persona che amate (potrebbe tornarvi utile il ritornello di arisa “sinceritàaaaa è un elemento imprescindibile per una relazione stabile che porti all’eternità”).
Non dimenticatevi di chi vi sta attorno! Genitori, parenti ed amici stretti devono fare parte di questa decisione (certamente sempre entro dei limiti), escluderli sarebbe già partire col piede sbagliato. Ma quando e come dirglielo? Certo non bisogna annunciarlo al mondo in modo precipitoso, dovete aver prima messo tutti i puntini sulle i per poter dimostrare che la vostra è una scelta, si dettata dall’amore, ma anche matura e responsabile. E’ ovvio che una volta messi tutti i puntini sulle i, da parte vostra la decisione è come già presa, ma quel che dovete far capire ai vostri cari è che il loro parere ed il loro consigli sono importanti. La formula vincente è “Cari mamma e papà io e Michele ci amiamo e stiamo pensando di vivere assieme, abbiamo preso in considerazione questo, questo, questo e questo (tempo, affitto, lavoro, possibilità ecc…), naturalmente prima di muoverci in questa direzione vogliamo sapere che ne pensate…”.
Inoltre, una volta avuta a loro approvazione, non vanno accantonati. Continuate a tenerli al corrente di ogni piccola cosa e chiedete di raccontarvi la loro esperienza, con queste piccole attenzioni potrete fare di una scelta importante un viaggio piacevole.
Rispettate questi pochi consigli e ricordate che tutte le cose più belle non vanno arraffate ma colte, stimate ed apprezzate con ponderazione e dedizione, solo così se ne può trarre il meglio e rimanerne sempre soddisfatti anche col passare del tempo.
"Piccolo manuale di coppia" di Aura Longo

"LA STORIA DI LISEY" di Stephen King

 Un libro a cinque stelle
Vi siete mai chiesti come dev’essere vivere accanto ad un famoso scrittore? Allora, nel “la storia di Lisey” uno tra i più bei libri che abbia mai letto, potreste trovare qualche curioso aneddoto a riguardo oppure, potreste trovare qualcosa che va oltre l’aneddoto, oltre il ricordo, oltre la pagina… fin là, nella pozza delle idee a cui gli scrittori attingono ispirazione…
    Lisey moglie di Scott Landon, scrittore leggenda del suo tempo, si ritrova due anni dopo la sua morte a dover riordinare il suo studio, catalogare tutte le sue carte e scegliere cosa tenere segretamente per sé e cosa lasciare in pasto ai lupi: accademici o semplici fan, che volevano impossessarsi delle ultime impronte d’inchiostro lasciate da Scott.
Una prima occhiata allo studio, accompagnata dall’indesiderata presenza della squilibrata sorella più vecchia, Amanda, e già Lisey precipita nei ricordi. E’ così che tra carte e scatoloni la moglie del celebre scrittore rivive momenti chiave della loro vita assieme… della vita di Scott. Incalzata, in questo percorso a ritroso, dagli angosciosi e bizzarri eventi della vita reale, scivola pian piano in una dimensione tra il passato ed il presente, dubbi e certezze, ricordi vaghi ed altri cristallini fino a smarrire il confine della realtà per avvicinarsi a quel pesante sipario che credeva di aver chiuso per sempre, che credeva d’essere riuscita a dimenticare… Forte di tutte le tappe che ha superato s’accorge che è giunto il momento di calarlo per affrontare ciò che dietro vi si cela.
    Non svelo niente di più. Lascio al non detto tutta la sua forza suggestiva, per non dire che ulteriori rivelazioni sarebbero un delitto contro il pieno godimento che il libro, con le sue svolte inattese, può dare.
 Questo capolavoro, come tutti i buoni libri, ha gli ingredienti giusti, quelli che fanno la differenza. Per me l’ingrediente esotico, che ha reso unica questa lettura, è stato il linguaggio… Mi spiego: avete presente la caratterizzazione psicologica dei personaggi, necessaria a che questi escano dalla piatta pagina per assumere un loro essere tridimensionale nella nostra mente? Ecco, King riesce a dar vita ai protagonisti del “la storia di Lisey” tramite le loro bizzarre espressioni ed i loro modi di dire, che si son tramandati di padre in figlio, di generazione in generazione. Con questi loro detti curiosi ed imperscrutabili i personaggi diventano qualcosa di più di una macchia d’inchiostro, più di una serie di pregi e difetti, più di una vacua immagine che vaporeggia nelle nostre menti… diventano palpabili, prendono vita propria usando un loro linguaggio personale.
E’ così, che proprio per la vividità di questa intrigante lettura, vi invito a CINGHIARVI questo libro! BOOL fine.

“La storia di Lisey”: recensione di Aura Longo.