"Fuori dalla notte è arrivato il giorno. Fuori dalla notte la nostra piccola terra. Le nostre parole si disperdono. Le nostre parole viaggiano per trovare coloro che ascolteranno." (Enya, Less Than a Pearl))

mercoledì 4 maggio 2011

Quadri e racconti-La Luce nel Cuore

Tratto da un quadro di mia madre, dipinto nel 2006, non ha un nome, rimane solo un’immagine, un ricordo vivido negl’anni.
LA LUCE NEL CUORE
Giusy,era una splendida ballerina, viveva in una famiglia molto povera. La madre spesso si fermava a guardarla quando da bambina la piccola si avvicinava alla finestra, chiudeva gli occhi e aspettava il sorgere del sole. I raggi a poco a poco illuminavano il suo volto asciugando il sudore accumulato durante la notte e lasciando spazio a fiumi di risa. Era come se sua figlia avesse trovato un angolo di paradiso, tra le pieghe della tristezza. Prima di andare a scuola la ragazza aspettava che la luce accogliesse il suo sguardo. Autunno ed inverno erano i mesi che più odiava perché la mattina non poteva affacciarsi alla finestra e trovare il calore dei suoi amati raggi, sentire le loro carezze e attraverso quella coperta abbandonarsi a quella felicità che tanto desiderava. La scuola era dura perché le aule erano in ombra e spesso il suo volto correva verso quelle finestre polverose aspettandosi uno spiraglio di luce. Vista la sua disattenzione, le maestre spesso la punivano. Le bacchettate sulle mani  erano all’ordine del giorno. “Sua figlia è sempre con la testa tra le nuvole, ha dei voti alti ma non tollero che non presti attenzione quando spiego!!!” La madre  ascoltava spesso questo genere di lamentele da parte delle maestre chiedendosi come Giusy potesse mantenere una media così alta nonostante non l’avesse mai vista studiare. Conosceva sua figlia e l’amore che nutriva verso le belle giornate, ma non avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe successo quel 27 aprile del 2006. La bambina, ormai ragazza, svegliatasi presto per godersi i primi raggi del sole, vestita solo di un leggera vestaglia, si era diretta verso quella piccola stanza arricchita da una sedia, regalatagli dalla zio qualche anno prima. Mise il piede sinistro sulla seggiola sostenendosi con il destro, rivolse i suoi occhi verso quella finestra che tanto appagamento le aveva dato e, in quell’istante, la luce colpì la sua figura così forte da fargli abbassare il viso, la sua logora vestaglia si illuminò trasformandosi in un meraviglioso tutù azzurro come il cielo, tanto amato dal sole.
I piedi nudi, si vestirono di splendide scarpette che andarono ad annodarsi fin sopra le caviglie. Le sbarre alla finestra vennero sciolte dalla luce, che sollevò la raggiante fanciulla verso sé. Con un’elegante glissade attraversò lo stretto passaggio e, danzò sulle punte tra i raggi dell’alba, che creavano un passaggio tra le piante in fiore verso il luogo dove nasce il sole. La madre quella mattina, al posto della sedia dove sua figlia soleva appoggiarsi, trovò un enorme glicine che abbracciava tutta la stanza. I fiori splendevano alla luce del giorno, ai suoi piedi una vestaglia logora. Sono passati tanti anni da quel giorno ma ancora c’è un angolo del mondo nel quale la luce non muore mai.
Racconto di Michele Rosa

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