La moneta oscillava nell'aria. Testa o croce, testa o croce, risplendevano nella prima luce del mattino. Il rame dorato giocava una strana partita nella quale non ci sarebbe stato nessun vincitore.
Sospesa tra cielo e acqua la piccola moneta si sentì come un insignificante spicciolo.Erano anni che LUI, la teneva nel taschino, si preoccupava che non si bagnasse, non prendesse umidità. Era il SUO portafortuna.
Ora, prima di essere accolta dalla ninfea nel ultimo abbraccio, prima dell’oblio, smise di barcollare e puntò la sua immagine lucente verso di LUI.
Lo vide, appoggiato al ponte inondato da una pioggia che proveniva dai suoi occhi.
Perché?
Tacito urlo d’aiuto che l’uomo non avrebbe mai potuto sentire.
Perché a me?
Il silenzio fuse delle parole che si specchiarono nell'acqua e colpito dall'alba LUI allungò mano e la riprese.Riposta nel luogo più vicino al cuore la moneta tornò a vibrare ad ogni SUO battito e si sentì di nuovo a casa.
Oggi molti giurano, attraversando il ponte, di udire ancore le urla di disperazione della ninfea, per una vita promessa e mai concessa.
Michele Rosa